Ascoltami o Diana dei boschi signora
Sovrana dei cervi del muschio regina
Ti imploro o diva, selvaggia natura
Consola se puoi questa mia preghiera
Scendevo dai colli che gialli d’estate
Tranquilli coperti da trecce di vite
Che vidi una fonte nel caldo d’agosto
All’ombra di un faggio in un posto nascosto
Finita la caccia mi immersi in quel lago
A sciacquar dalla testa gli aghi di pino
A scacciar dalla mente qualunque pensiero
Che in acqua si scioglie svanendo lontano
Fuggire, fuggire, fuggire a più non posso
Scappando via veloce tra le fronde dentro al bosco
Più forte, più forte e non guardarsi indietro
Vietato rallentare se si scappa dal passato
Diana ti prego non ricapiterà ancora
E d’ora in poi prometto che sarò tua casta e pura
E ora che corro piangendo di paura
Sei l’ultima speranza di una ninfa che ti adora
E per la prima volta ad un sorriso si abbandona
Lo vidi sopra un tronco seduto che beveva
Non riuscivo a non fissare quei due occhi verde oliva
E neanche me ne accorsi ma nuotavo verso riva
E più mi avvicinavo e più lui mi sorrideva
Mi sollevò dall’acqua tendendo la sua mano
Avevo i piedi a terra ma la testa oltre il cielo
Volavo sopra i rami che avevo sempre visto
Dal chiaro, scuro, umido sottobosco
E quando poi mi chiese: andiamo a danzare
Perdiamoci tra gli alberi cibandoci d’amore
Risposi sussurrando: dimostra il tuo valore
E prendimi se riesci
Fuggire, fuggire, fuggire a più non posso
Scappando via veloce tra le fronde dentro al bosco
Più forte, più forte e non guardarsi indietro
Vietato rallentare se si scappa dal passato
Diana ti prego non ricapiterà ancora
E d’ora in poi prometto che sarò tua casta e pura
E ora che corro piangendo di paura
Sei l’ultima speranza di una ninfa che ti adora
E per la prima volta ad un sorriso si abbandona
Bloccata in un torrente non seppe dove andare
La ninfa e il desiderio di assaggiare del piacere
Si fece catturare dal fauno che la strinse
Ma l’abbraccio si dissolse esaurendosi per sempre
Scivolavano le braccia a cingere dei giunchi
Che il vento accarezzava diffondendone i lamenti
Che furono raccolti in un flauto ricavato
Da quelle stesse canne che il dio Pan aveva amato
Così da quella volta potete ascoltare
Il sapore delle note infiammate di dolore
Inseme per il mondo la porta a danzare
Perdendosi tra gli alberi e cibandosi d’amore.